IMMAGINAZIONE & FANTASIA di Claudia Caleffi

IMMAGINAZIONE & FANTASIA di Claudia Caleffi

La necessità e la ricerca di conoscere e nello stesso tempo di comunicare sono insite nella natura dell’individuo non si oppongono ad essa.

La capacità di narrare che possa essere attraverso il mito, le favole, il canto o la poesia, è la dimensione fondamentale e insopprimibile del pensiero umano attraverso l’uso di parole, immagini e ricordi.

Scientificamente, la parte del cervello che ha caratterizzato la crescente evoluzione degli esseri umani pare sia proprio il lobo frontale e le aree corticali, le aree appunto dedicate al linguaggio, all’immaginazione e alla visualizzazione.

Tommaso Palamidessi nei suoi testi cita l’importanza delle facoltà dell’intelletto quali appunto la volontà, l’attenzione, l’immaginazione, la visualizzazione e la memoria che ci permettono di svuotare la mente da tutto ciò che può distogliere la nostra concentrazione su un preciso obiettivo tanto da prolungare questo stato fino alla meditazione e anche oltre, realizzando la contemplazione.

E’ l’arte di conoscere noi stessi nella nostra interiorità, la Natura e il Cosmo con le sue dimensioni in cui siamo immersi.

Facoltà che nell’uomo e nella donna si trovano in uno stato latente ma con opportuni, costanti e mirati esercizi possono essere attivate e potenziate.

Lo spirito umano, la parte più eccelsa dell’individuo ha in sé la facoltà contemplativa e una immaginazione, spontanea o provocata, evocatrice e invocatrice definita per queste due qualità: immaginazione creativa.

Immaginazione e visualizzazione si basano sulle leggi universali della suggestione che hanno il potere di tenere viva e desta la meta e lo scopo che ci siamo prefissati. Sottolinea Palamidessi:

“L’immaginazione creatrice, quando è diretta dal fuoco della volontà animata da una precisa intenzione, è potente quanto una fiamma ossidrica, e dissocia, unifica, trasmuta” (5).

Può capitare di confondere il termine immaginazione con fantasia, di utilizzarli in modo univoco e/o considerarli sinonimi. Eppure già dalla loro etimologia si possono notare differenze.

Fantasia si ricollega al latino phantasia, dal greco φαντασία (phantasia) traducibile con apparizione, manifestazione.

Immaginazione, da imago cioè immagine.

Fantasia rimane più un concetto effimero e astratto con una assonanza al termine fantasma; immaginazione è la rappresentazione sensoriale della realtà percepita. Racchiude il senso della frase: “in me mago agere”!

Immaginazione è l’insieme di due vocaboli latini: imus, cioè fondo, basso, traducibile con profondità e agere, cioè agire quindi un lavoro che è interiore e che smuove.

Possiamo quindi considerare l’immaginazione come il mezzo per rendere visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano?

Bibliografia essenziale:

1.Dizionario della lingua italiana – Treccani.

2.Dizionario etimologico della lingua italiana – Zanichelli

Dalla Collana della Scuola Archeosofica:

3.RISVEGLIO E SVILUPPO DEI CENTRI DI FORZA – Quaderno n.15, Tommaso Palamidessi, Archeosofica

4.L’ASCESI ARTISTICA, I COLORI E LA PITTURA – Quaderno n. 27, Tommaso Palamidessi, Archeosofica

5.GLI ESERCIZI SPIRITUALI QUOTIDIANI DELL’ARCHEOSOFO – Quaderno n.41, pag.3, Tommaso Palamidessi, Archeosofica

IL CANTO E L’ARTE DEL CANTARE di Filippo Costanti

IL CANTO E L’ARTE DEL CANTARE di Filippo Costanti

Ogni persona prova il bisogno di esprimere i propri sentimenti, ora di gioia, ora di dolore, e uno dei mezzi più efficaci è senza dubbio la musica, che sia suonata o cantata. Il canto è a tutti gli effetti il mezzo di espressione più totalizzante di cui l’uomo dispone. Imparare a cantare non significa soltanto far vibrare le proprie corde vocali per riprodurre note intonate, ma accordare la propria mente e il proprio stato d’animo sul contenuto della melodia cantata. Un bravo cantante dovrebbe essere in grado di vestire alla perfezione l’idea e il sentimento che il compositore ha impresso nella composizione. In un certo senso dovrebbe far sua questa idea, viverla dandole un corpo e trasmetterla a chi ascolta. Così è dei bravi musicisti.

Ovviamente si può cantare anche solo per divertimento, per bisogno o per stare meglio, ma si capisce che uno studio approfondito del canto rende consapevoli dell’apparato fonatorio (diaframma, polmoni, laringe, cavità di risonanza, ecc.), e permette una ricerca attiva sulle dinamiche psichiche, mentali e sulle capacità latenti dell’uomo e della donna intesi in senso globale. Il fatto che il canto, nello specifico il canto melurgico, sia in grado di far conoscere sé stessi ed utilizzare la propria voce in modo armonioso e armonico, rende questa arte un potente mezzo di formazione dell’individuo, inteso in senso completo, cioè corporeo e spirituale. Melurgia, dal greco melos melodia o canto ed ergon opera, significa “azione della melodia” o “azione del canto” e sta proprio ad indicare l’azione che una melodia sacra, cantata in particolar modo, ha sull’uomo. 

Lo studio del mistero della voce può condurre alla conoscenza profonda della natura umana e della sua relazione con il cosmo. Sin dall’antichità il canto sacro è stato uno dei mezzi principali per l’educazione morale e spirituale dell’uomo. In tutte le tradizioni si ritrova l’utilizzo della musica e del canto, associato alla poesia, per cantare lodi alla divinità. Basti pensare allo sviluppo della musica all’epoca del re Davide in Israele (1 Cronache 23:5; 25:1, 6, 7), oppure all’utilizzo degli strumenti e del coro da parte dei greci, dei quali Pitagora fu uno dei fondatori. Anche nel cristianesimo dei primi tempi è noto il dono del canto tra gli Apostoli e Discepoli (Atti 16:23,24) e non minore importanza assume la musica come arte liberale nel medioevo. 

L’anima dell’uomo era concepita come una melodia da intonare e armonizzare con la melodia dell’universo, riflesso di una musica o armonia divina. È a questa “accordatura” dell’anima che il canto inteso nel senso melurgico-sacrale,  cioè ascetico nel più elevato dei significati, può portare.