Per la mentalità odierna di molti popoli e culture non è facile accettare qualcosa solo per sentito dire o se non è direttamente sperimentato, proprio perché siamo sempre alla ricerca di prove tangibili, dimostrazioni, che ci permettano di credere dopo aver toccato con mano.
La nostra coscienza è strettamente correlata ai 5 sensi: vista, olfatto, udito, gusto e tatto, localizzati in specifiche zone della corteccia cerebrale, secondo la fisiologia.
Ogni percezione che coinvolga uno o più di uno dei 5 sensi si traduce nella consapevolezza di ciò con cui si è entrati in contatto, che diventa pertanto reale, esistente. Siamo sicuri di ciò che vediamo, udiamo, assaporiamo e tocchiamo con mano. Ma si può essere davvero certi che l’unico modo di conoscere sia quello che deriva dai meccanismi fisiologici e dalla razionalità basata su ciò che è sensibilmente e fisicamente percepibile?
Probabilmente se si escludessero a priori altre vie di conoscenza, si limiterebbe di molto l’apertura a nuovi scenari e a nuove concezioni, e anche all’evoluzione dell’umanità che, effettivamente, traccia nel tempo una linea in cui avanza sempre di più ed in cui si possono spesso notare grandi cambiamenti ed innovazioni in tempi a volte relativamente brevi.
Ecco che, di epoca in epoca, spiccano personaggi singolari capaci di slanciarsi oltre il comunemente noto, attraverso sensi speciali, non fisici ma metafisici, e soprattutto grazie ad una mente sempre aperta ad accogliere nuove rivelazioni, ad intuire oltre i confini della razionalità.
Tra i più grandi inventori nella storia non manca la categoria degli scienziati, fautori di scoperte sensazionali e significative.
Questi personaggi ci inducono quasi a pensare che la scienza per come la si intende ordinariamente non sia quella vera, o perlomeno che essa non sia percepita nella sua globalità.
Alcuni di loro ammettono la coesistenza di scienza e idea di Dio senza trovarvi contraddizione, piuttosto una necessaria e reciproca cooperazione che dia all’uomo risposte cercate con fatica e invano per altre vie.
Di queste vedute è, ad esempio, Max Plank, il quale disse: “In qualunque direzione e per quanto lontano noi possiamo vedere, non troviamo da nessuna parte una contraddizione tra religione e scienza, ma piuttosto un pieno accordo proprio nei punti più decisivi. Religione e scienza non si escludono come alcuni oggi credono o temono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova più immediata per la compatibilità di religione e scienza, anche per una considerazione critica radicale, è rappresentata dal fatto storico che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi, uomini come Keplero, Newton, Leibniz, erano penetrati da profonda religiosità” (1-2-3).
Indubbiamente una mente geniale, capace di avanzare con audacia e di sorpassare realtà esistenti e consolidate, e che in queste parole denota un’apertura mentale anche verso il soprannaturale, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un fisico.
Il premio Nobel per la Fisica continua ad essere ricordato soprattutto per l’attualità delle sue scoperte che manifestano ancora oggi indubbia validità.
Il ricercatore vero dovrebbe avere questo tipo di approccio: è chiamato ad essere sempre curioso, pronto alla novità, a non rifiutare nulla di ciò a cui perviene attraverso la sperimentazione, osservando con mente libera da preconcetti, a porsi sempre nuove domande e ad ammettere risposte sorprendenti e apparentemente inconcepibili.
Questo tipo di ricerca viene proposta anche dall’Archeosofia, o “Scienza dei Principi”, e da Tommaso Palamidessi, suo fondatore, non solo teoricamente attraverso quanto si può apprendere della dottrina, ma soprattutto praticamente con tecniche di sperimentazione attraverso cui ognuno, se vuole, può conoscere se stesso con occhi speciali, capaci di osservare e sondare l’invisibile che si cela dentro e fuori l’uomo.
La mente umana è infatti dotata di facoltà straordinarie. In alcuni individui queste sono più spiccate ed evidenti, proprio come nei grandi scienziati ed inventori di ogni tempo. In tutti gli altri casi queste facoltà restano latenti ma non sono inesistenti; al contrario, possono essere riscoperte, potenziate e sviluppate a volontà.
BIBLIOGRAFIA:
1.LA SPIRITUALITA’ DEI NUMERI SACRI, Tommaso Palamidessi, Archeosofica, pag.2.
2.SCIENZA, FILOSOFIA E RELIGIONE, Max Planck, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1965, pag.255-256.
3.RELIGIONSWISSENSCHAFT UND NATURWISSENSCHAFT (RELIGIONE E SCIENZE NATURALI), Max Planck, 1937.